lunedì 28 novembre 2011

Il burattinaio magico

Lunedì, 27 Febbraio 2006
Il burattinaio magico
 
Tra il dormiveglia e il sonno ricordai un episodio avvenuto tanto tempo fa.
Un giorno fui assunta da un burattinaio magico per muovere un 
piccolo-grande personaggio di nome Topo Gigio.
Quando mi presentai al laboratorio, era buio, ma Mario mi fece vedere la prima porta a sinistra, dove stava il mio mini appartamentino, e mi disse:
- Ci vediamo domani . Poi se ne andò.
Mi organizzai un pò e feci anche un bagno. Poi decisi che sarebbe stato carino conoscere i miei colleghi di lavoro, ma mentre mi rinfrescavo, loro se n'erano andati. Non c'era rimasto più nessuno.
Ero sola.
Uscii dall'appartamentino e mi trovai nell'ingresso del laboratorio. Era un corridoi lungo e buio. Accesi la luce, ma era fioca e vidi qualcosa che non avevo mai visto prima: mi sembrò di essere nella casa incantata del giocattolaio magico.
Mi avviai verso la parete destra, dove stavano vari topi di gomma piuma senza vita, appoggiati su scaffali pieni di cartoni multicolori, stoffe di vario tipo e tanti mobili in miniatura.
Poi aprii una porta a sinistra del corridoio e accesi la luce.
Sulla destra c'era un tavolo, ma tra questo e la finestra, sulle pareti c'erano dipinti molti alberi e c'erano anche tre zucche appese al soffitto.
Zucche con dei lunghi capelli grigi e degli occhi e delle bocche dipinte all'insegna della tragedia. Da sotto queste teste straordinarie, pendevano tanti veli di colori diversi, tutti scuri. Tanti strati di velo che partivano dal collo solo con le punte, allargandosi dopo, a dismisura, per poi restringersi nuovamente e ritornare a punta, a livelli diversi di  lunghezza, alcuni dei quali arrivavano quasi al pavimento.
Faceva molto caldo, così aprii la finestra della stanza per far entrare un pò d'aria. Mi sedetti sulla tavola e vidi qualcosa di straordinario. Con l'entrata del vento, i veli attaccati alle zucche, incominciarono a gonfiarsi e a muoversi, ed anche i capelli si muovevano a seconda del muoversi del vento. Non potevo credere: le zucche prendevano vita. I veli si muovevano e si allargavano volteggiando, e le zucche sembravano streghe che si muovevano e sghignazzavano.
Rimasi a bocca aperta. Con un filo di voce chiamai:
- Ecate!
Ma Ecate non rispose.
Ero in mezzo ad una foresta. Anche le streghe incorporee erano li e volteggiavano nell'aria e tra gli alberi. Il cielo era scuro e la notte fonda.
- Macbeth, Shakespeare, Ecate, dove siete?
Un refolo di vento chiuse la porta, e i veli si appiattirono. Io chiusi la finestra e mi trovai in una stanza spoglia, con tre zucche e quattro stracci impolverati.
Il telefono stava suonando. Era Poli che mi chiamava da Venezia. Mi disse che c'era in programma una tournèe in Turchia:
- Vieni con noi?
- Si. Risposi. Per quando devo essere a Venezia?
- Tra un mese, ti va bene?
- Si. Risposi.
- OK, a tra un mese! Ciao.
Non so perchè, ma non volevo più stare qui. Volevo andare lontano dai giocattolai magici, e la Turchia mi sembrava lontana abbastanza. Volevo andare via da un posto irreale, dove Ecate probabilmente, non c'era stata mai.
Volevo qualche cosa di concreto, volevo qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. Non volevo nient'altro.
Solo qualcosa di vero.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 05:06 | Link commenti

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