lunedì 28 novembre 2011

Una giornata difficile

Lunedì, 27 Febbraio 2006
Una giornata difficile
Dalla terrazza vedevo una giornata bellissima e sulla mia pelle sentivo il calore del sole.
Bloccai la carrozzina con i freni e sollevai gli appoggiapiedi per potermi alzare. Sentivo il desiderio di appoggiarmi alla ringhiera per guardare il mio fiumiciattolo, ma alla ringhiera non ci arrivai mai. Le ginocchia cedettero ed io caddi a terra; non ebbi la forza di risollevarmi.
Con estrema fatica, solo con la forza delle braccia, mi trascinai fino alla camera, arrivai al comodino, presi il telefono e chiamai mia figlia. Non ebbi la forza di rimettere la cornetta al suo posto; la lasciai sul pavimento.
Il pavimento era freddo e dopo un po' incominciai a battere i denti, ma mia figlia e Ornella, la mia donna di servizio, sarebbero arrivate tra poco.
Per fortuna arrivarono insieme, però anche se spaventate, mi spogliarono e mi fecero indossare un pigiama pesante. Con estrema fatica mi misero a letto con il termoforo al massimo.
Dopo un po' mi ripresi dal freddo e mia figlia mi fece bere qualcosa di caldo, poi si sedette sul letto accanto a me e mi raccontò una delle mie storie fantastiche che a me piacevano tanto:
- C'era una volta Sargon, un pianeta lontano. A Sargon, fuori dalla grotta, c'era la tempesta. Una tempesta di sale, di neve e grandine. Il cielo infuriato, scaricò contro la grotta di Giò, oltre alla tempesta, anche la furia del vento, la disperazione della pioggia corrosiva, e la furia di tutti gli elementi.
L'accesso alla grotta, una volta di pietra nera, era segnato e marchiato dallo stillicidio del clima avverso, ma la porta vera e propria, era incrollabile. Era di pietra dura e acciaio, incastonata di zaffiri e d'oro puro.
All'interno, la tempesta era lontanissima anni luce. Pellicce pregiate coprivano il pavimento e nell'immenso camino, c'era un fuoco scoppiettante.
Accanto ad esso, Lu e Gio' non avevano bisogno di parole per comunicare; i pensieri erano telepatici. Erano millenni che comunicavano così. Erano millenni che avevano bisogno solo di loro stessi. Sapevano, che la furia degli elementi, non avrebbe mai potuto vincere la furia dei loro sentimenti.
Le fiamme nel camino, riflettevano la loro luce sulle pareti della grotta e tutto sembrava in movimento, e allo stesso tempo immobile nel tempo. Immobile e per sempre come il sorriso dei loro occhi, che avrebbero sfidato il tempo, per raggiungere l'immortalità. Lu appoggiò la testa sulla spalla di Giò, e Giò appoggiò la sua sulla testa di Lu. Assaporarono il piacere del contatto, poi si baciarono.
Fu magico.
Tutto sparì.
Rimase solo un sorriso d'amore.
Gli occhi si chiusero dal sonno e mi addormentai.
Sognai un'isola in mezzo all'oceano, e sognai anche una porta di pietra dura e acciaio, incastonata di zaffiri e d'oro puro. Poi, non ricordo quello che sognai, ci fu solo il buio.
Dal letto non mi rialzai mai più, ma il mio cuore era pieno di ricordi, e se chiudevo gli occhi, potevo rivedere quello che desideravo.
Non ero nemmeno triste: l'avevo sempre saputo che sarebbe finita così.
Era previsto.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 01:14 | Link commenti

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