lunedì 28 novembre 2011

La parola del vento

Venerdì, 03 Marzo 2006
La parola del vento
Era una montagna scoscesa, con tanti alberi secolari.
A terra oltre a piante strane, c'erano l'erba verde ed i funghi. C'erano i funghi porcini ed anche altri bellissimi e colorati come quelli dipinti nei libri di fiabe per bambini, ma erano velenosi. Velenosi, ma bellissimi.
Purtroppo dovevo lasciarmeli alle spalle, perchè anche se fossi rimasta lì, dai funghi non si sarebbero aperte porte magiche, e non sarebbero usciti ne fate, ne gnomi, ne folletti.
Era una giornata di ottobre, umida e fredda che stava declinando nel triste novembre.
C'era anche il vento, che io amavo, specialmente quando mi accarezzava i capelli e ne sentivo il fresco sulla faccia.
Tra quei declivi c'erano tante foglie secche, accartocciate e scivolose sull'erba verde e bagnata di rugiada.
Per non cadere mi aggrappavo agli alberi ed ai loro rami, e poi mi sedevo sulle radici che sporgevano dal terreno. Radici contorte, ma sicure e protettive. Lì riposavo ed ascoltavo la voce del vento. Una voce imperiosa ed avvolgente, affascinante ed autoritaria.
Refoli di vento perentorio che mi dicevano:
- dimentica....dimentica...sorridi ed ama la vita...ama me che ti porterò lontano sulle ali della fantasia.
Chiudi gli occhi ed ascolta la musica delle cime montuose, percepisci l'azzurro terso del cielo e guarda con il cuore il meraviglioso ed armonioso battito delle ali dei falchi, e percepisci anche la serenità dei loro voli.
- Sorridi, sorridi sempre.
Avevo una borsa a tracolla, dove mettevo i funghi mangiabili.
Le mani erano libere, e vicino ad una radice enorme, proprio accanto ad una radura, c'era un fiore bellissimo, sembrava spuntato lì, solo per me.
- Raccoglilo, mi sussurrò il vento. E' tuo.
Mi spostai leggermente, sempre aggrappata alla radice, per raccoglierlo, ma non vi riuscii. Scivolai sull'erba umida e sulle foglie secche, e dopo un ruzzolone ed una scivolata lunga e pericolosa, mi ritrovai tra le pietre grigie e levigate, sia dal tempo, sia dall'acqua del fiumiciattolo sottostante la montagna, che scorreva lento ed annoiato, anche lui ingrigito dal freddo.
Lì, mi fermai.
Lasciai a terra i funghi raccolti ed ormai sbriciolati durante la caduta, e cercai invece di trovare il coraggio di risalire la montagna ed arrivare dall'altra parte, dove si trovavano le case abbarbicate sul dorsale della montagna.
Tra le poche case del paese circolavano indisturbate sia pecore puzzolenti, sia galline, ed anche delle oche.
Ricordai le parole del vento; mi fermai per risentirne la voce avvolgente, ma anche se chiudevo gli occhi, non sentivo niente di magico, ma solo vento freddo che rovesciava i secchioni dell'immondizia e faceva volteggiare nei viottoli solo piume e terriccio, che entrava negli occhi e faceva piangere.
Sentivo solo il puzzo degli animali sporchi e girovaganti, ed il muggito di qualche mucca poco distante.
- Vento magico, dove sei? Dove sei tu che vuoi farmi amare il volo dei falchi? Dove sei tu che vuoi farmi sorridere? Ti prego, torna indietro e aiutami. Aiutami tu, perchè senza di te io non potrò mai imparare ad amare nulla.
Ho solo dieci anni. E' da poco finita la guerra, e da questa ho imparato solo il dovere. Ho imparato solo a difendermi, non ho imparato ad amare nemmeno la vita. Non so amare nemmeno me stessa.
- Vento, ventoooo......non abbandonarmi anche tu!
Lui non mi ascoltava, ormai se n'era andato lontano, e sentii che non sarebbe tornato mai più. Ero sola, come sempre.
Entrai in casa. Il fuoco era acceso nel camino al centro della cucina. Mi sedetti accanto al fuoco e mi riscaldai. Volevo evadere da quella casa, volevo evadere da tutto quello che non mi piaceva, ma erano troppe le cose che non sopportavo, esattamente come il triste novembre.
Aggrappata al pensiero di un fiore meraviglioso, lo cercavo nel ricordo delle parole sussurratemi dal vento.
Credo che quel fiore lo troverò solo un giorno,  quando gli occhi chiusi, non potrò riaprili mai più.
 
postato da: Lucmerenda1 alle ore 09:22 | Link commenti

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