Un ricordo importante
Anche nel sonno ricordai che non fu facile imparare a ridere.
Mio padre era tanto buono, ma dentro di me, non riuscivo ne a capirlo, ne ad amarlo molto.
Avevo cinque anni, quando guardavo papà, in silenzio, e mi domandavo da quale mondo primitivo fosse arrivato. La mia faccia era molto seria, imbronciata e mi chiedevo perché mio padre fosse così retrogrado. Non riuscivo a capire perché non volesse ascoltare quello che dicevo io.
Anche se ero femmina, e a quei tempi una femmina era una sottospecie di sottorazza sottosviluppata, non capivo perché non si sforzasse di comprendermi; in fondo ero sua figlia.
Alle volte mi vergognavo di lui. Parlare con mio padre era tempo sprecato.
Non riuscì mai a darmi quell'affetto, del quale anche una bambina aveva bisogno. Era come parlare con qualcuno, che non mi considerava abbastanza per parlare con me.
C'era però nel mio cuore un pensiero, che non avrebbe mai potuto dissolversi nel tempo, ed era un ricordo, del quale mio padre non avrebbe mai potuto farne parte.
Se chiudevo gli occhi, la faccia di papà spariva nel nulla.
Invece sentivo intorno a me, un amore che mi riscaldava il cuore, ma per quanto lo cercassi, non riuscivo a trovarlo.
Una notte, mi svegliai con la consapevolezza di aver sognato un'isola in mezzo all'oceano. Un'isola sperduta, dove avrei trovato Gio', l'uomo di tutte le mie vite passate e quelle future.
Avrei incontrato quell'uomo, che già ora, quando ero triste, mi dava quell'amore che mio padre non sapeva darmi mai, e ciò mi riscaldava il cuore.
Quell'uomo anche se non lo ricordavo, lo sentivo come se l'avessi già conosciuto in altre vite, e non si sarebbe mai dissolto nel nulla.
Dove avrei potuto trovare un'isola fantasma? Avrei dovuto pensarci su, forse crescendo, avrei trovato la strada giusta.
La strada del cuore.
Mio padre era tanto buono, ma dentro di me, non riuscivo ne a capirlo, ne ad amarlo molto.
Avevo cinque anni, quando guardavo papà, in silenzio, e mi domandavo da quale mondo primitivo fosse arrivato. La mia faccia era molto seria, imbronciata e mi chiedevo perché mio padre fosse così retrogrado. Non riuscivo a capire perché non volesse ascoltare quello che dicevo io.
Anche se ero femmina, e a quei tempi una femmina era una sottospecie di sottorazza sottosviluppata, non capivo perché non si sforzasse di comprendermi; in fondo ero sua figlia.
Alle volte mi vergognavo di lui. Parlare con mio padre era tempo sprecato.
Non riuscì mai a darmi quell'affetto, del quale anche una bambina aveva bisogno. Era come parlare con qualcuno, che non mi considerava abbastanza per parlare con me.
C'era però nel mio cuore un pensiero, che non avrebbe mai potuto dissolversi nel tempo, ed era un ricordo, del quale mio padre non avrebbe mai potuto farne parte.
Se chiudevo gli occhi, la faccia di papà spariva nel nulla.
Invece sentivo intorno a me, un amore che mi riscaldava il cuore, ma per quanto lo cercassi, non riuscivo a trovarlo.
Una notte, mi svegliai con la consapevolezza di aver sognato un'isola in mezzo all'oceano. Un'isola sperduta, dove avrei trovato Gio', l'uomo di tutte le mie vite passate e quelle future.
Avrei incontrato quell'uomo, che già ora, quando ero triste, mi dava quell'amore che mio padre non sapeva darmi mai, e ciò mi riscaldava il cuore.
Quell'uomo anche se non lo ricordavo, lo sentivo come se l'avessi già conosciuto in altre vite, e non si sarebbe mai dissolto nel nulla.
Dove avrei potuto trovare un'isola fantasma? Avrei dovuto pensarci su, forse crescendo, avrei trovato la strada giusta.
La strada del cuore.