lunedì 28 novembre 2011

Oby Wan Kenobi

Lunedì, 06 Marzo 2006
Oby Wan Kenobi
Fermai la macchina, e a piedi m'inoltrai in mezzo alla pineta in un posto isolato. Non c'era nessuno, mi sedetti su di un tronco d'albero umido, caduto a terra tra l'erba da tanto tempo, chiusi gli occhi per pensare, e sentire meglio il fruscio delle piante e delle foglie. Con gli occhi chiusi, avrei potuto essere in qualsiasi posto, anche sconosciuto, anche in un mondo diverso da questo. Lontano soprattutto dalle responsabilità e dai doveri che gravavano quotidianamente sulle mie spalle.
Non potevo restare lontano da casa tanto tempo.
Mangiai un po' di more del cespuglio più vicino, e poi me n'andai. Ritornai in macchina, mi piaceva guidare, e percorsi il lungomare. Mi piaceva soprattutto vedere le o­nde che s'infrangevano sugli scogli. Questa volta però, nemmeno le o­nde del mare riuscirono a farmi dimenticare che la mia mamma era stata investita da una macchina che l'aveva scaraventata nella corsia opposta esattamente contro il muso di un pulman in corsa, che la investì un'altra volta.
Mia madre era salva, ma ingessata fino ai denti.
Sentivo invece, che questa volta non ce l'avrei fatta io.
Ero troppo stanca.
Ogni giorno mi sentivo morire un pò di più. Stavo male, da tanto tempo. La mia incomprensibile malattia continuava a peggiorare, e nessuno sapeva come aiutarmi. Solo la mia volontà, mi dava la forza di vivere, e la possibilità di camminare.
Io ed i miei figli da sempre, decidemmo silenziosamente che qualunque cosa ci fosse successa, l'avremmo superata con responsabilità, e se fosse stato possibile, magari serenamente.
Il mio appartamento, ora, era una base spaziale. Io ero Oby Wan ed i mie figli, erano anche loro cavalieri Jedy.
Aprii la porta d'entrata e proprio attaccato allo specchio grande, c'era un messaggio per me, che diceva:
- Caro Obi-Wan,
ho messo a posto quella faccenda burocratica riguardante l'istruzione della giovane handicappata dell'Impero. Ha telefonato Jabba e vorrebbe anche del prosciutto crudo e dei gettoni per il telefono. Quando si sveglia, potresti mandare Han Solo a buttare giù dal letto quelle due di la? Per favore, altrimenti non saranno mai pronte per andare da Jabba the Hutt. Oggi torno tardi, prendo la Morte Nera e vado a distruggere un pianeta un po' più lontano del solito. Inoltre, a causa della composizione del suddetto pianeta, sarà un lavoro lungo.
Ciao, ciao e........Che la forza sia con te.
Lord Darth Vader.
La giovane handicappata dell'Impero era Cristina, in pratica, la principessa Leia, che non voleva prendere lezioni private per migliorare il suo stato culturale. Jabba de Hutt, era mia madre. Roby invece, era Lord Dart Vader.
Entrai in camera di Andrea, lo svegliai e gli dissi:
- Han Solo, sveglia! Devi andare a buttare giù dal letto sia la principessa Leia sia Luke Skywalker, devono andare in ospedale a trovare Jabba de Hutt. Io devo uscire nuovamente, per comperare prosciutto e gettoni.
- Buon giorno Obi Wan, mi alzo subito.
- Grazie, buon giorno a te Han Solo; io, questa volta, non ce la faccio proprio più.
- Tu, puoi tutto Oby Wan. La forza è con te. Sei un cavaliere Jedy. Poi sei mia madre, tu puoi tutto.
Han Solo uscì e andò nell'appartamento vicino al nostro, dove abitava mia madre prima dell'incidente, ma per non lasciare l'appartamento vuoto, lì ci dormivano ora, Valentina e Cristina, cioè la principessa Leia e Luke Skywalker.
Io me ne andai in camera mia e piansi. Poi mi ritruccai e andai a comperare prosciutto e gettoni.
Sorridevo come al solito, e Riccardo il mio garagista mi disse:
- Bella la vita, vero?
- Uno spettacolo!  Risposi.
Il giorno seguente, in ospedale ci andai io. Mamma stava abbastanza bene, non aveva che un epatite virale, non sembrava niente di grave, dopo tutto quello che aveva passato, oltre alle quattro operazioni.
Nonostante tutto, morì sette anni più tardi.
Alla sera, quando arrivai a casa, non c'era nessuno, così andai a letto e lessi per dimenticare. Poi dormii molto.
Alla mattina accesi la caffettiera elettrica che avevo sul comodino e bevvi comodamente il primo caffè della giornata. Era importante per me vivere serenamente, senza arrabbiarmi quasi mai. Arrabbiarmi peggiorava la mia malattia, ed io dovevo farcela a tutti i costi, almeno fino a quando i miei figli non fossero diventati grandi.
Il primario dell'ospedale voleva che affidassi i miei ragazzi a qualche istituto, ma io mi rifiutai sempre.
Dovevo farcela, a qualunque costo. " Volere è potere " e io dovevo potere, perchè volevo.
Mi alzai tardi, a casa non c'era nessuno, ma sullo specchio in entrata c'era un messaggio, lo aprii:
- Caro Oby Wan,
sono le sette e venti di domenica, tu stai dormendo, così invece di svegliarti ti scrivo questa lettera. Io e la principessa mia sorella, l'handicappata dell'Impero, passiamo due giorni a Pescara con i nostri amici e addirittura qualche genitore, quindi non ti preoccupare. Torniamo martedì sera. Abbiamo tutto ciò che ci serve, sta tranquilla!
Luke Skywalker.
PS: Tanti tapiri. Mille. Ti amo.
Ormai erano partite, ma anche se fossero restate a casa, non avrei mai potuto preservarle, né da dolori, né da delusioni: la vita, era fatta così. Ad ognuno il suo.
Ritornai in camera mia. Avevo una marea di libri da leggere.
Sono passati molti anni da allora, ma i mie figli sono diventati grandi con me.
Davanti al mio letto c'è un poster di Guerre Stellari, con la foto di un dolcissimo piccolo bambino, ma dietro di lui, c'é un ombra gigantesca, quella di Lord Darth Vader; per me quella, è l'ombra del destino.
Un'ombra dalla quale nessuno può sfuggire.
Io, Oby Wan Kenobi, senza accorgermene, mi asciugo una lacrima
.

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