lunedì 28 novembre 2011

Sabato, 04 Marzo 2006
Divorzio
Quella notte non fu un caso sporadico, però fu una nottata faticosa. Non riuscii a dormire nemmeno cinque minuti. Andrea, a causa dell'acetone, vomitò quattro volte. Valentina aveva la febbre. Tutte le volte che Andrea vomitò, lo dovetti lavare e cambiare da cima a fondo e sostituire anche le lenzuola e le coperte; poi con la segatura, dovetti raccattare il vomito dal pavimento.
Mentre misuravo la febbre di Valentina, caricavo la lavatrice.
Verso le quattro, ammalati e sani, dormivano tutti. Allora lavai il pavimento con del disinfettante profumato, e poi aprii la porta della terrazza per cambiare l'aria stantia ed il puzzo della stanza.
In terrazza l'aria era fresca ed il silenzio era meraviglioso. Per la prima volta dopo tanti anni, vidi il sole sorgere e illuminare l'inizio di una giornata che era appena incominciata. Mi sedetti sulla sedia di vimini, e pensai.
Non avevo nemmeno trent'anni, ma avevo quattro figli ed un marito che s'era fatto l'amante.
A suo tempo cercai di parlargli con una certa calma, ma mentre lui decideva di restare con noi, pianse. Fu la prima volta che lo vidi piangere, ma la cosa non mi commosse per niente; piansi tanto anch'io.
Rimase con noi, ma l'amante non la lasciò.
Da quel momento nessuno di noi contò più nulla per lui. Né a me, né ai bambini rivolse più nemmeno la parola. Non voleva parlare, non voleva discussioni e non voleva la separazione.
Voleva solo fare i comodi suoi, ed io questo non potevo permetterlo.
Accesi una sigaretta e pensai al da farsi.
Non era più l'uomo che avevo sposato. Incontrando una nuova donna, era diventato una persona diversa. Adesso si comportava come un hippy. Intorno al collo al posto della cravatta, portava una striscia di pelle che legava un dente molto grosso, e le sue giacche erano scucite, perchè " In quel modo avevano un'aria vissuta "; così diceva, quando ancora ci si parlava.
Ora lavorava a Bolzano, al teatro stabile. Avremmo risolto la faccenda, al suo ritorno.
Mi apoggiai alla ringhiera della terrazza e detti di stomaco.
Vomitai perchè ero incinta.
Ero disperata, avevo paura ed avevo bisogno di aiuto, almeno per abortire.
Cercai di mantenere la calma. Avevo già preso l'appuntamento con il medico, ma ora dovetti telefonare a mia madre perchè venisse ad occuparsi dei bambini, la pregai di venire presto: mi rispose che sarebbe arrivata l'indomani con mio fratello.
Mentre pensavo mi feci un bagno, poi mi vestii e scesi al piano di sotto, proprio mentre il campanello suonava. Era un ragazzo che voleva vendermi un'enciclopedia.
Mi chiese che mestiere facessi ed io gli risposi che lavoravo in casa. Allora lui commentò che ero una di quelle donne che si facevano mantenere dal marito.
Non ci vidi più e gli raccontai con ira repressa, che al piano di sopra c'erano quattro bambini ai quali facevo sia da mamma sia da baby sitter, e che nessuno mi passava uno stipendio per questo, lavoravo anche come donna di servizio per tutta la famiglia, e nessuno mi sganciava una lira, facevo anche la cuoca, gratis naturalmente, ed avevo pure l'incarico di essere la segretaria di mio marito, in silenzio e senza compenso, e poi non dimentichiamo che dovevo anche scoparci con lui, e senza guadagnare nemmeno la tariffa minima di una puttana.
La mia faccia stava ridendo, come una iena, ed il ragazzo venditore di enciclopedie, mi voltò le spalle e scappò, e mentre scappava io gli ridevo dietro.
Ridevo per disperazione. Ridevo come una iena ridens.
Quando risalii le scale stavo piangendo. Non volevo abortire, ma dovevo farlo, altrimenti incinta, non avrei mai trovato lavoro, e dovevo trovarlo per guadagnare ed anche parecchio, perchè quattro ragazzini costavano una cifra. Poi dovevo trovarmi una casa solo per me ed i miei figli.
Volevo una porta blindata e delle chiavi speciali, uniche ed esclusivamente mie.
D'ora in avanti mio marito doveva sparire, e mai più, avrei permesso ad un uomo, di gestire la mia vita.
Quel figlio che portavo in grembo, era maschio o femmina? In ogni caso ero costretta ad eliminarlo. Non l'avrei visto mai, nemmeno per un solo istante.
Piangendo, giurai a me stessa che mio marito avrebbe pagato tanto, fino all'ultimo centesimo, anche se avessi dovuto impiegarci tutta la vita.
Mia madre arrivò con mio fratello il giorno seguente e mentre lui si occupava dei nipotini,  io andai ad abortire accompagnata dalla mamma.
Ritornammo a casa, io andai a letto, ma anche se stanca ed impaurita, capii che un capitolo della mia vita era finito quel giorno.
Un altro stava per iniziare.
Con il passare del tempo il mio cuore subì varie metamorfosi, ma non dimenticò mai, di avere un conto in sospeso. Il tempo conservava nel nostro cuore, quella sofferenza che in un modo o nell'altro dovevamo imparare ad eliminare, ma per eliminarla, a me ci vollero dieci anni.
Infatti fu allora che chiesi la separazione. La chiesi quando mio marito e la sua donna decisero di andare a vivere insieme.
Era finalmente arrivato il tempo di pareggiare i conti.
Mi rivolsi ad un amico avvocato, anche il giudice scoprimmo poi, era amico mio.
Ottenni tutto.
Un ottimo assegno esclusivamente per me, e l'affidamento di tutti e quattro i figli al mio ex consorte, con l'autorizzazione di poterli vedere ogni qualvolta l'avessi voluto.
Fu una sofferenza momentanea, ma in ogni caso pesante e indescrivibile.
Però all'annuncio che quattro figli avrebbero vissuto col padre, fece scappare l'amante del mio ex, ed i miei figli ritornarono a casa con me, nel giro di pochi mesi, mentre lui rimaneva solo.
Il tempo, dopo tanti anni, mi portò ad una separazione programmata dalla fortuna.
Solo adesso, avrei potuto eliminare il rancore causato da quella sofferenza, che dieci anni prima, piangendo, giurai di vendicare.
Andai alla spiaggia, m'appoggiai ad un muricciolo e guardai il mare. Alcune o­nde lambivano la sabbia, alcune invece s'infrangevano sugli scogli.
Paragonai il mare alla vita. Paragonai gli scogli agli uomini, che freddi e indifferenti, aspettavano solo donne che s'infrangessero su di loro, per poi lasciarle andare a riva, distrutte dal dolore dell'impatto.
Nulla era cambiato nell'arco del tempo, né gli scogli, né gli uomini. Poi guardai il cielo azzurro e limpido. Quanta vita, quanti mondi, dietro quell'azzurro silenzioso. Abbracciata alle o­nde temporali, avrei voluto arrivare fin lì e scoprire vite diverse, vite meno sofferte, vite serene e sincere.
Mi allontanai dal muricciolo e mi avviai verso casa. Era una giornata importante. Avevo ottenuto una separazione attesa da un'eternità.
Ora ero solo mia.
Ero padrona di me stessa, ed i vecchi rancori erano finiti. Mi sentivo soddisfatta.
Quel giorno, rinacqui per la seconda volta.
Dopo di ciò, la vita fu diversa. Dopo tante lacrime, riacquistai il sorriso.
Le lacrime sono misteriose, ed anche l'androne freddo del dolore è misterioso come il paese delle lacrime. Anche il coraggio e la forza, arrivavano da una terra ignota e impenetrabile. Ho pianto ed ho sofferto, ma quando sono rinata, sono rinata più forte e consapevole.
Ora, nemmeno u
n uomo, avrebbe potuto farmi del male, mai più. Prima d'amare un uomo, sentivo l'assoluta necessità di amare innanzitutto me stessa, poi la gioia, l'allegria, la serenità e la mia libertà.
Solo dopo di ciò, un uomo.
Sentivo di amare la vita e di volerla vivere, ma senza farmi male. Non volevo piangere mai più. Non per un uomo.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 01:16 | Link commenti (6) 


 
#1 22 Marzo 2006 - 21:23
 
Bellissimo racconto. Grazie.
utente anonimo
#2 23 Marzo 2006 - 00:09
 
Molte grazie a te, utente anonimo, per aver letto i miei racconti.
Luc
Utente: Lucmerenda1 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente.Lucmerenda1
#3 02 Agosto 2006 - 20:29
 
Sei stata in gamba,per quando riguarda la separazione. Essere padroni di se stessi della propria vita delle proprie emozioni è davvero la cosa più bella della vita .
rosy
utente anonimo
#4 04 Agosto 2006 - 07:46
 
Per questo nelle prossime vite vorrei essere zitella. O single, come si usa dire adesso.
Luc
Utente: Lucmerenda1 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente.Lucmerenda1
#5 04 Novembre 2006 - 23:07
 
è meraviglioso il tuo racconto, sei riuscita a trasmettere emozioni che tutti (o quasi) viviamo ma non tutti siam bravi ad esternarle con tanta maestria come tu sai fare. Complimenti sei GRANDE!
CON AFFETTO!
ROSSELLA
Utente: Rossella35 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente.Rossella35
#6 05 Novembre 2006 - 03:20
 
Cara Rossella,
grazie per il tuo commento. Mi ha emozionato leggerlo, ma sono contenta che tu l'abbia fatto.
Un abbraccio con tanto, tanto affetto.
Luc
Utente: Lucmerenda1 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente.Lucmerenda1

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