lunedì 28 novembre 2011

Seconda parte

Lunedì, 06 Marzo 2006
Seconda parte
Mi furono regalati non otto anni, ma quindici. E questo grazie ad una bici.
In un giorno di settembre, Roberta si comprò una bicicletta. Fu la cosa più bella che ci capitò in quei due primi anni di sopravvivenza. Me la feci prestare per vedere se ricordavo ancora ad andarci. Sì, ricordavo, eccome se ricordavo! Fu una cosa straordinaria per me, che ero già costretta ad intervalli irregolari, ad usare il bastone. Comperai una bicicletta anch'io, che i miei figli battezzarono:  " Bronco, compagno di mille avventure."
Ormai non potevo più guidare una macchina, e Bronco fu per me la salvezza. Non dovetti più chiedere passaggi a nessuno e potevo andarmene dove mi pareva.
Per me la bicicletta rappresentava la libertà, la quale mi regalò anche l'indipendenza. Riuscì ad usarla per più di dieci anni.
Imparai ad usare la bici in mezzo al traffico, e quando ero costretta ad usare il bastone, appoggiavo il manico sul manubrio e poi infilavo la parte col gommino antiscivolo in un portachiavi a cerchio che avevo incastrato sul ferro laterale che reggeva la ruota anteriore. Il bastone così, era bloccato e non avrebbe mai potuto incastrarsi nella ruota e farmi cadere.
Infatti non caddi mai.
Mentre io m'ingegnavo con la bici, Roberta aveva incominciato a lavorare al doppiaggio e Andrea era entrato nella marina militare. Tra due anni sarebbe diventato incursore.
I miei piani incominciavano a realizzarsi. Valentina e Cristina facevano ancora finta di studiare, ma la nostra vita incominciava a vedere, quello che per me era il traguardo finale. Dovevo sistemare ancora solo le ultime due  " topastrine ", e poi solo sperare. Non sapevo in che cosa, ma sperare, sì.
Alle volte mi sedevo alla mia scrivania e programmavo il nuovo arredo della mia camera. Prima però dovevo occuparmi di ottenere quello che mi serviva, dai medici della USL, ma quello non era un problema, in fondo anche i medici, sono uomini.
Ottenni quello che mi serviva.
Quando andai dal mio neurologo preferito, questo mi chiese:
- Ma come fa ad avere tutto? Ci sono dei miei pazienti che non riescono ad ottenere nulla. La prego me lo dica, non farò nomi. Non riescono nemmeno ad ottenere una carrozzina a rotelle.
- Prima di chiamare il medico a casa, vado dal parrucchiere, poi metto un bel pigiamino e mi trucco. Poi, un sorriso, e se è indispensabile, magari due. Risposi.
- Non ci posso credere! Disse l'infermiera.
- Se non mi crede signorina, ha ancora tanto da imparare dalla vita. Risposi.
- Io le credo. Disse il medico, però i mie pazienti non hanno la possibilità di farlo.
Proprio in quel periodo, il mio compagno dopo quattordici anni, mi lasciò. Non fu un dramma, anzi! Tirai un sospiro di sollievo.
Avevo già mille problemi; non me la sentivo di continuare ad accollarmi anche i suoi.
In linea di massima, leggevo molto, sia perchè amavo i libri, sia perchè la malattia avrebbe potuto un giorno farmi perdere anche la vista, e io avrei potuto rinunciare a tutto, ma ai libri, mai.
Quando ero stanca andavo a sedermi sulla sdraio in terrazza a bere qualcosa di fresco, tra il verde delle piante ed i colori dei fiori. Mi rilassavo leggendo. Il mio gatto mi saltava sulle ginocchia, si acciambellava, faceva le fusa e poi dormiva.
Altre volte prendevo la bici ed andavo al mare o in pineta.
Cercavo di imprimermi nella memoria le meraviglie della natura, perchè sapevo che un giorno mi sarei fermata per sempre e non avrei più potuto vedere un tramonto e nemmeno un raggio di sole, ma se fossi riuscita a ricordare tutto ciò, avrei potuto un giorno chiudere gli occhi, e rammentare.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 18:38 | Link commenti (2) 
Commenti:
 
#1 02 Agosto 2006 - 21:16
 
Cara Luc,tu non sai quanto mi stai dando La bici era la mia passione e sta buttata in garage da tanto tempo.Adesso la tirerò fuori pensando a te,cosi potrò andare da Laura,senza attendere il passaggio da Luca o angelo. Voglio guardare il mondo riempire i miei occhi di luce...
vedi come siamo importanti l'uno per l'altro?
La tua vita,il tuo dolore,la tua malattia e il tuo coraggio stanno parlando e da te sto attingendo la forza di non pensare più ai miei occhi. Grazie luc.
utente anonimo
#2 04 Agosto 2006 - 09:19
 
Cara Rosy,
usa la bicicletta, divertiti con questa e vai dove ti pare senza rendere conto a nessuno. Però
non dimenticare mai le cose importanti come gli occhi. Più a lugo vedrai bene, più a lungo potrai fare i cavolacci tuoi.
Un bacione.
Luc 
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