lunedì 28 novembre 2011

Terza parte

Lunedì, 06 Marzo 2006
Terza parte
Passarono gli anni. Andrea divenne incursore, Valentina si sposò, ed ebbe una figlia e poi divorziò. Anche Roberta si sposò ed ebbe una figlia, ma non divorziò, non ancora perlomeno. Cristina, invece, andò a convivere, naturalmente lavorava, ma continuava come al solito ad occuparsi degli affaracci suoi.
Da quel lontano primo giovedì del mese, sono passati quindici anni.
Adesso vivo da sola, nella  casa in città, ma tra un po' ritornerò nella mia amata terra che un giorno la nonna mi regalò.
Riuscivo ancora ad andare in bicicletta, ma sempre per tratti più brevi.
Dopo un po', non riuscii più a sollevare il piede per appoggiarlo al pedale, allora capii che era arrivato il momento di appendere Bronco al chiodo.
Appesi il compagno di mille avventure, ma mentre facevo questo, telefonai al mio neurologo della USL e gli chiesi una carrozzina elettrica, ultimo grido della tecnologia. Costava un botto, ma uno di quei medici al quale sorrisi due volte di seguito, mi autorizzò a scegliere quella che volevo. Scelsi una carrozzina rosso fuoco metalizzata, con poltroncina di pelle nera e rossa, che andava alla velocità di sette chilometri all'ora.
Per tutta la vita, la gente si fermò sempre, quando passavo io, ma questa volta fu più divertente.
Poiché la carrozzina era un fuoristrada, anche gli autobus ora si fermavano a cedermi il passaggio.
Sapevo di non avere molto tempo a mia disposizione, così mi affrettai a conoscere bene Ostia. Salì e scesi tutti i ponti più ripidi e mi divertii molto a vedere la gente scappare, spaventata, al mio passaggio. Chissà perchè si spaventavano! In fondo possedevo una patente!
Quando io ed i miei figli parliamo della nostra vita passata, troviamo sempre qualche episodio che ci diverte. Nonostante tutto, una risata ce la siamo fatta sempre, e la nostra gioventù, la ricordiamo con piacere.
Ora stava arrivando la fine del tempo previsto.
Abbracciai i mie figli e ci salutammo perchè dovevo partire.
Io e Roby preparammo le valigie, perchè volevo ritornare in quella mia casa, tra il verde, e  dove c'era ancora un salice piangente, ed anche un fiumiciattolo che tranquillamente scorreva sotto il mio ponticello di legno.
Volevo ritornare in quel posto magico, dove la fatica di tutta una vita, sarà lì che avrà fine.
Stavo sorridendo, perchè sentivo che in quel pezzo di terra mia, avrei trovato la serenità e la pace tanto agognata.
Sarà lì che rivedrò gli occhi azzurri di Nefertiti e di Sinue, quelli d'oro di Jessi, quelli indimenticabili di Dick, il mio tanto amato cane.
Roby mi accompagnò nella nostra casa di campagna dove c'era Ornella ad aspettarmi, riordinai le mie cose, poi andai a letto. Il giorno seguente avrei rivisto i miei amici.
Riuscii a vederli, e passammo insieme una bellissima serata.
Il giorno seguente caddi a terra e non mi rialzai mai più.
Ora sono a letto da non so quanto tempo, sono troppo stanca, agitata, ed ho paura dell'ignoto. La cosam'angoscia. Che aspetto avrà la morte? Come arriverò a lei?
Solo Gio' avrebbe potuto capire la mia disperazione.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 18:47 | Link commenti (2) 
Commenti:
 
#1 02 Agosto 2006 - 21:21
 
un abbraccio rosy
utente anonimo
#2 04 Agosto 2006 - 09:24
 
Un abbraccio.
Luc
Utente: Lucmerenda1 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente.Lucmerenda1
Commenti:
 

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