lunedì 28 novembre 2011

Sogno di una notte di mezza estate

Martedì, 28 Febbraio 2006
Sogno di una notte di mezza estate
La foresta era incantata. Si sentiva il respiro del vento, il muoversi delle foglie, e la risata di Puck, il magico folletto che rideva tra gli alberi. C'era tanta serenità, allegria e tutto sembrava vero. Però era uno spettacolo teatrale.
La luce dei riflettori illuminava la scena, ma riscaldava anche il cuore. In lontananza si sentiva il rumore dell'acqua fresca di un ruscello e......Puck. Sugli alberi c'era Puck. Puck spariva, ma riappariva subito da un'altra parte. Era scherzoso Puck. Puck era un elfo dallo spirito allegro e dal magico incantesimo....
Mi venne affidato il ruolo di Puck nel "Sogno di una notte di mezza estate " di Shakespeare. Feci salti di gioia, poi arrivò la depressione. Mi sentivo tanto piccola di fronte a quel personaggione enorme. Come avrei fatto?
Non ero in grado di sostenere un personaggio del genere. Quel folletto era famosissimo da secoli. Io avevo solo sedici anni, Puck invece, quattrocento.
Ma dovevo trovare il coraggio di riuscirci. Dovevo volere. Dovevo farcela. E dovevo anche farcela alla grande.
Non ricordo più per quanto tempo provammo, ma per me, che avevo fatto ginnatica acrobatica, non fu difficile. Un giorno mi resi conto di ruzzolare in mezzo agli alberi, di ridere a crepapelle mentre facevo tre salti mortali di fila, facendomi restare ancora fiato per parlare con il pubblico ed anche con Oberon.
Per il costume imposi la mia volontà ed ottenni quello che volevo. Cioè solo una calzamaglia nera, un collo ricamato d'argento e lustrini di madreperla esattamente uguali a quelli dei guanti. In vita avevo un cinturino di pelle nera.
Nessuna parrucca. Mi rifiutai di fare salti mortali con la parrucca ed elastico intorno alla gola per non farla muovere. Non volli ne mollette, ne forcine.
I miei capelli furono i capelli di Puck, scuri, tagliati corti, disuguali e spruzzati di argento luccicante, mentre il colore del mio viso fu verde come le foglie degli alberi.
Volli i guanti, altrimenti avrei dovuto truccare anche le mani, ma con le mani ricoperte di cerone verde, avrei insudiciato tutto.  Una sera, dopo una prova generale schifosetta, ci fu la prima. Salii i soliti gradini di legno e dopo aver attraversato il palcoscenico salii le scale che mi portarono in camerino, come al solito.
Questa non era una serata come le altre. Era come se fosse in gioco tutta la mia vita.
Mi chiusi nel mio camerino, accesi le luci e mi sedetti in poltrona. Il direttore di scena bussò alla porta, e dopo avergli aperto, mi chiese se volevo del caffè.
- No grazie. Risposi.
Avevo lo stomaco contratto, non ce l'avrei fatta a bere un caffè. Nemmeno mezzo.
Mi vestii in cinque minuti, poi mi truccai. Cerone verde, e intorno agli occhi solo matita nera. Quando spruzzai sui capelli l'argento, un qualche spruzzo mi finì in faccia. L'effetto mi piacque; lo mantenni.
Anche il colore che detti alle labbra fu argenteo.
Venne annunciata la mezza, poi il quarto, poi ci fu più paura del solito.
Scesi in palcoscenico prima dei " meno cinque ". Arrivai in scena, e con la mano destra allargai un pochino il sipario per guardare in platea.
Era zeppa.
C'era la stampa e c'era anche il sindaco.
Non potevo nemmeno piangere, altrimenti avrei rovinato il trucco, e non potevo avere più paura di quanta non ne avessi già. Era il massimo possibile.
Ricordo che all'inizio del secondo atto, entravo in scena capriolando e ridendo, mentre il sipario si alzava. Mi trovavo in mezzo alla foresta e sentivo anche il profumo dell'erba e dei fiori, poi mi sedevo in proscenio proprio sopra una pietra ricoperta di muschio, e raccontavo al pubblico lo scherzo che mi apprestavo a fare.
Il pubblico, lo vedevo nonostante i riflettori fossero tutti puntati su di me.
Era strano, io stavo parlando con il pubblico e lui non mi spaventava più, anzi, mi resi conto, che lui mi avrebbe creduta qualsiasi cosa io gli avessi raccontato. Mi stava sorridendo. Sorridevano tutti. Li sentivo, li guardavo e io ridevo con loro. Con tutti loro.
Fu la prima volta che comunicammo davvero. Gli raccontai quello che mi apprestavo a fare e ridemmo insieme, perchè dovevo mettere negli occhi di un paio di fanciulle una sostanza che al loro risveglio le avrebbe fatte innamorare di quello che avrebbero visto per primo. Una di queste fanciulle avrebbe visto un asino.
C'era un attore tra le quinte vestito da asino, il quale per questo lavoro, dovette imparare a ragliare.
Alla fine dello spettacolo ci furono i soliti ringraziamenti, ma poi, sempre applaudendo il pubblico chiamò solo Puck in proscenio, per ben dodici volte.
Non fu magia, fu di più. Per la prima volta, lasciavo indietro i miei compagni, perchè il pubblico era solo mio, voleva applaudire solo me e lo fece per ben dodici volte.
I fiori furono tanti. Ma quello che il pubblico mi regalò quella sera, fu unico.
La trasmissione, la comprensione, la capacità di sentirci, come in un contatto telepatico. Tra me e loro non c'era più nessun tipo di barriera.
Noi comunicavamo.
Dopo lo spettacolo gli ammiratori vennero a salutarci in camerino e il sindaco mi portò un altro mazzo di fiori. Ce l'avevo fatta davvero, alla grande.
Ero stanchissima, era appena trascorsa la serata più bella della mia vita.
Scappai!
Volevo andare da chi amavo davvero tanto.
Era con lui che volevo condividere le mie emozioni. Scappai dal teatro e corsi verso il lungomare. Acchiappai al volo il treno merci che a quell'ora passava sempre, e quando lo decisi, saltai dal predellino e corsi sulla strada fino ad arrivare a casa, dove c'era il mio gatto Sinùe che mi aspettava.
Abitavamo insieme in una soffitta. Tutta nostra.
Lo abbracciai e gli raccontai tante cose, poi insieme ci infilammo sotto le coperte.
Ci addormentammo. Non so cosa sognò Sinùe, ma io sognai Puck. Vidi una foresta incantata dove si sentiva il respiro del vento, il muoversi delle foglie ed il rumore dell'acqua fresca di un ruscello, e Puck.
Sognai anche tante facce che mi guardavano sorridenti e allegre, perchè io le avevo rese allegre e sorridenti.
Le amai tanto.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 00:56 | Link commenti

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