lunedì 28 novembre 2011

CAP. III°

Martedì, 28 Febbraio 2006
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CAP. III°
Non c'era molto da mangiare all'epoca, ma noi riuscimmo magari poco, ma a mangiare tutti i giorni.
La mamma ogni tanto partiva con un paio di valigione con dentro dei vestiti di papà, e poi ritornava con le stesse valigione piene di cose da mangiare che non si deterioravano.
Di solito portava fagioli secchi, castagne, patate, farina e quello che trovava in montagna, dove abitavano dei nostri parenti. Alle volte portava anche dei polli e dei coniglietti.
Scambiava i vestiti di papà, con il cibo.
Gli animali, li tenevamo in soffitta, specialmente i conigli. Io e la nonna ogni pomeriggio andavamo a fare passeggiate lunghissime, per trovare e raccogliere tutta l'erba possibile e portarla ai nostri animaletti per farli crescere.
Non era facile allora, trovare nemmeno l'erba. Anche quella veniva mangiata da chi stava morendo di fame.
I polli invece bisognava ammazzarli subito.
Cibo per loro, non ce n'era proprio.
La nonna preparava un piatto con dentro pane grattugiato, poi tenendo con la mano sinistra il pollo per il collo, si sedeva sulla sedia di cucina e con i piedi teneva fermo il piatto. Nella mano destra teneva il coltello. Io dovevo tenere fermo il pollo all'altezza delle ali, mentre la nonna gli tagliava la gola e faceva cadere il sangue nel pane grattugiato.
Non si poteva sprecare nemmeno una goccia di sangue. Ne sarebbe andata di mezzo la nostra sopravvivenza.
Cosa poi facesse la nonna con il pane grattugiato e sangue, non lo ricordo. Forse polpette.
Però, fossero polpette o altro, si mangiava.
La carne del pollo invece veniva salvata per il giorno dopo.
Ricordo che una volta dissi tutta incavolata: " Quando non c'è, non si mangia perchè non c'è. Quando c'è non si mangia per salvare per quando non c'è; insomma, quando si mangia in questa casa?"
Un pomeriggio trovai una capretta sotto il tavolo di cucina. Fu una cosa meravigliosa vedere un animale così bello. Cani e gatti non ne avevo mai visti. Ne avevo solo sentito parlare. Erano stati i primi animali a sparire.
Quella capretta, l'amai tanto e la chiamai Bianchina. Giocai con lei tutta la sera e avrei voluto portarla a letto con me, ma la mamma non volle.
- Ci giocherai domani. Mi disse.
L'indomani, cercai Bianchina per tutta la casa, ma non c'era più. Mi dissero che era ritornata dalla sua mamma.
Mi sentivo sola e triste.
Quando mi sedetti a tavola per il pranzo, trovai nel piatto carne.
Allora capii, e piansi.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 15:55 | Link commenti

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