lunedì 28 novembre 2011

CAP. I°La guerra di Lu

Martedì, 28 Febbraio 2006
La guerra di Lu 


 CAP. I°

Ho scritto la prima storia della mia vita... l'ho scritta prima di venire al mondo... 
il sipario è già alzato, non c'è nulla in scena, solo io che aprirò un libro bellissimo e leggerò per voi, una storia fantastica.
Ognuno di voi prenda il suo posto, e ascolti...in silenzio...e immagini...immagini un posto lontano...
Lontano da qui.
Vi sto guardando tutti, apro il libro lentamente e leggo...
Leggo che una volta, nello spazio più profondo... tanto, ma tanto tempo fa... c'era un corpo fatto di luce...
Ero un corpo fatto di luce ed energia. Non avevo una struttura precisa, perchè la mia luce e la mia forma, stavano piangendo.
I singhiozzi scombussolavano la mia essenza, ma non potevo evitarli.
Il mio calvario stava per iniziare. La mia futura madre aveva già le doglie, ed io sarei entrata nel mio corpo, prima di nascere.
La vita, come sempre, sarebbe iniziata con un'atroce sofferenza che inevitabilmente mi avrebbe portata alla prima reazione di ogni essere umano: l'urlo.
Sentivo tanto amore intorno a me e tanta tristezza, e per un attimo vidi Giò.
- Non piangere. Mi disse. Non durerà per sempre, solo per un pò di tempo, ed io ti sarò vicino con tutto l'amore di sempre e tu lo sentirai e lo capirai.
Come avrei potuto non sentirlo? Lui era parte di me, come io ero parte di lui. Non avremmo potuto esistere l'uno senza l'altra. Gio' mi rammentò una leggenda: quando Dio si trovò davanti all'essere umano ebbe paura di lui, così prese un accetta e lo tagliò in due: metà donna e metà uomo. Da allora le due metà si cercano e si cercheranno per sempre fino a trovarsi. - Lu sorridi, noi ci siamo ritrovati da millenni. Non sarai mai sola. Io sarò sempre con te e tu con me.
Mi allontanai lentamente, incorporea, piano, piano, come un puro spirito diafano e celestiale.
Oltrepassai un viottolo di campagna, vagante nell'etere, dove a destra c'erano tante nuvole bianche, compatte, che non mi permettevano di vedere oltre, mentre a sinistra c'erano tanti alberi verdi, sempre più fitti. Tanto fitti da formare una barriera dalla quale non avrei potuto scappare anche se ne avessi avuta la forza. Non avevo la capacità di voltarmi indietro; andavo avanti, a forza d'inerzia. Avevo paura.
Il viottolo finiva in una piccola piazza, dove c'era l'ufficio migrazioni.
Come al solito non c'era nessuno. Sembrava già di stare sulla terra.
Un angelo entrò e mi chiese se dovessi partire.
- Si. Risposi.
- Destinazione?
- Terra. Trieste.
- Solo andata?
- No. Andata e ritorno.
- Allora prenda la porta celeste, quella a sinistra.
Annuii col capo. Non avevo più la forza di parlare. Forse, non sapevo più farlo.
Aprii la porta celeste dove una raffica di vento, mi avvolse completamente, mi fece girare su me stessa e poi mi trascinò lontano, in una nuvola piena di nebbia e di tanta solitudine senza speranza.
I ricordi si allontanavano sempre di più e sparivano nel vuoto immenso del mio cuore. Un cuore vuoto, come il baratro che mi circondava. Un baratro fatto di niente, senza confini, senza echi e senza colori. Un baratro fatto di nulla.
Una vita che incominciava dal niente.
Una vita che incominciava dal nulla.
La mia nuova vita.
Soffrii quando nacqui, urlai e piansi, poi guardai la mia mamma e mi piacque.
Appena ne fui capace, le sorrisi.
postato da: Lucmerenda1 alle ore 05:55 | Link commenti

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