lunedì 28 novembre 2011

CAP. IX°

Giovedì, 02 Marzo 2006

CAP. IX°

La mamma per ritornare a casa ci mise un pò più del solito. Fu fatta prigioniera dai tedeschi, perchè volevano controllare che nelle valigione non ci fossero armi. Dato che non ce n'erano, ritornò a casa, anche se con un paio di giorni di ritardo.
Che gioia! Le corsi incontro e le buttai le braccia al collo.
Com'era bella la mia mamma!
Le valigione erano stracolme e in una di queste, c'erano due sacchi di farina, sia bianca sia gialla. Che bellezza, avremmo potuto fare il pane in casa ed anche la polenta.
Io adoravo la crosta croccante che si formava sul pentolone della polenta.
La crosta era sempre per me.
Quel giorno fu bellissimo, anche perchè ci arrivò un pacco dal papà. Dentro c'era una scatola di metallo con tanta cioccolata, ed anche una piccola scatola con dentro una scarpa di serpente, per la mamma. L'altra scarpa, l'avrebbe spedita nel prossimo pacco, altrimenti un paio di scarpe insieme, non sarebbero mai arrivate a destinazione. Infatti l'altra scarpa, il mio papà la spedì qualche giorno più tardi.
Il babbo non fumava, perciò barattava sigarette, con tutto quello che poteva essere utile per noi. E ce lo spediva, magari un pezzo alla volta.
All'epoca mio padre si trovava in Albania.
Chissà com'era il babbo! Non ricordavo di averlo mai visto.
In camera da letto c'era una sua foto ed ogni tanto andavo a guardarla. Sembrava Clark Gable. Chissà se serei mai riuscita a conoscerlo? Mi sarebbe piaciuto tanto.
Ricordai che una volta mi spedì anche una bomba luccicante a forma di pesciolino argentato, naturalmente scarica, che a me piaceva tanto. Giocavo sempre con la bomba di papà. Si, avrei voluto conoscerlo.
Sul tavolo di cucina c'erano un sacco di cose da mangiare, e mentre la nonna metteva a cucinare i fagioli, la mamma ci raccontò di una nuova legge, la quale prevedeva che per l'uccisione di un tedesco, sarebbero stati ammazzati dieci italiani.
Non ci feci molto caso perchè era un periodo dove tutti si ammazzavano: fascisti, tedeschi, ebrei, comunisti, sia per questioni di guerra, sia per regolare conti personali.
Uccidere, entrava nella normalità delle cose.
Doveva essere suonato l'allarme, ma tra tante belle cose nessuno se n'accorse.
Quando sentì gli aerei quasi vicino, corsi in bagno e mi misi in ginocchio sul balconcino della finestra. Si, stavano arrivando! Erano parecchi aerei, proprio sopra il canale, vicino a casa mia. Erano alti nel cielo, ma avevano già sganciato parecchie bombe argentate.
Chissà dove sarebbero cadute? Erano ancora troppo alte nel cielo per capirlo. Poi sotto il sole luccicavano, e il loro luccichio impediva di capirne la loro esatta destinazione.
Ormai ero pratica.
Questa volta se non avessero colpito la mia casa, avrebbero colpito molto vicino. Infatti bombardarono dei palazzi ad un centinaio di metri di distanza.
Mi fermai ancora un pò sulla finestra, a guardare le tre cupole della chiesa serbo ortodossa che si ergevano proprio davanti a me. Mi piacevano tanto quelle tre cupole. Sperai che si salvassero almeno loro, dalla distruzione.
Quando l'allarme finì, uscimmo per andare a vedere il disastro.
I palazzi colpiti, era rasi al suolo.
Mentre ritornavamo a casa, infilai la mano in quella della mia mamma: stavo tremando. Avevo bisogno di sentirla. Avevo bisogno di lei.
L'importante, era avere la mamma a casa, vicino a me.
La mamma era bella, forte e coraggiosa. Sentivo che con lei accanto, sarei riuscita a fare sempre, tutto quello che avrei desiderato fare. E fu così infatti. Sempre.



postato da: Lucmerenda1 alle ore 05:08 | Link commenti (2) 
Commenti:

#1 02 Agosto 2006 - 19:44
Divertente il fatto delle scarpe.
Bello avere mamme come lh'ai avuta tu.un bacio rosy
utente anonimo

#2 04 Agosto 2006 - 07:16
Il fatto delle scarpe era un fatto di ordinaria amministrazione. Mia madre invece è sempre stata unica.
Un bacio Rosy.
Luc
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